Globalizzazione, quale futuro?

Vivace dibattito all’Onu tra i rappresentanti delle Ong. Kofi Annan:
«Serve innanzitutto la coscienza della nostra interdipendenza»

Peace Times 13

La bandiera Unesco per
l’Anno internazionale della
cultura della pace

di Isthar D.-Adler

E’ stato «Sfide del mondo globalizzato: alla ricerca di nuove soluzioni» il tema che è stato dibattuto alla 52esima conferenza delle Organizzazioni non governative (Ong), che si è tenuta al Palazzo delle Nazioni Unite di New York dal 15 al 17 settembre '99. Nel suo discorso d'apertura, il segretario generale Kofi Annan ha parlato della globalizzazione e della rivoluzione delle Ong come dei fenomeni che più caratterizzano la nostra epoca. Ha detto che «i governi hanno bisogno di partner non governativi perchè il settore privato non può da solo dare al mercato globale un volto umano e non può raggiungere i milioni di persone che vivono ai margini della società». Ha poi sottolineato: «Diventati più coscienti della nostra interdipendenza, dobbiamo ora unire tutte le trame di collaborazione per ottenere nel nuovo millennio una stoffa forte per la comunità. In quest'ottica lasciatemi dire che nutro grandi speranze per gli eventi del prossimo anno che marcheranno il terzo millennio. Nel maggio 2000, organizzeremo un Forum del Millennio in tutto il mondo per ascoltare le idee delle Organizzazioni non governative». Il segretario generale ha concluso il suo intervento richiamando tutte le Ong a focalizzare l'attenzione sui più pressanti problemi del mondo e proponendo un piano di lavoro comune nello spirito della solidarietà globale.

Noor Al-Hussein, ospite d'onore, ha detto che «è arrivato il momento di mettere l'essere umano al centro del dibattito sulla globalizzazione, creando un nuovo senso di responsabilità globale, e che il mondo degli affari, quello della politica e quello delle Organizzazioni non governative devono formare una spina a tre uscite attraverso cui il potere della globalizzazione può promuovere in tutto il mondo il valore dell’assistenza sociale».

Il Premio Nobel, ex presidente del Costa Rica, Oscar Arias, ha sostenuto che «le Organizzazioni non governative svolgono il ruolo di coscienza della società: sollecitano i politici ad affrontare le vere urgenze del mondo e con il loro impegno a lavorare per determinare un cambiamento positivo fanno in modo che la voce dei poveri, dei deboli e degli oppressi possa essere udita».

Theo Ben Gurirab ha definito la globalizzazione  «una potente forza che costituisce stretti collegamenti tra i paesi e le economie, i quali favoriscono i movimenti di merci e di capitali aumentando così il volume degli scambi e segnando la tendenza a un'economia globale più integrata». Quindi ha continuato: «La sfida della globalizzazione deve avvenire in un clima di collaborazione. Le Organizzazioni non governative hanno già dimostrato di avere successo nel mobilitare la comunità internazionale per far fronte a molte nobili cause condivise dai membri delle Nazioni Unite. Il loro ruolo collaborativo va incoraggiato per gettare le basi a una rinnovata e più proficua intesa con l'Onu».

Carl Murrel, presidente del Conference Planning Commitee, ha espresso «la speranza che l'unicità dell'umanità emerga a fare da base alla discussione e che quindi, considerando il pianeta la nostra patria comune, possa essere forgiata una situazione di giustizia e di pace».

Elain Valdov, rappresentante dell'Executive Commitee, ha argomentato: «Il tema di quest'ultima conferenza del secolo - la globalizzazione  -  porta con sè domande precise: "Siamo in grado di trovare davvero nuove soluzioni? E' davvero possibile creare un nuovo mondo dove la gente vive in pace e in armonia con gli altri e con l'ambiente?"». Quindi, ha sottolineato con calore la necessità di ridefinire la globabilizzazione e includervi i principi dell'educazione della pace; e per evidenziare il ruolo che le Ong possono avere nell'affermazione del cambiamento, ha concluso, rifacendosi a una celebre frase di Martin Luther King: «Un individuo non comincia a vivere veramente finchè non supera i confini dei suoi interessi individualistici per pensare agli interessi di tutta l'umanità».

Kersi Botchey, direttore dell'African Research and Programmes Centre for International Development dell'università di Harvard, è intervenuto con queste parole: «La globalizzazione è generalmente considerata come la più importante caratteristica dell'economia alla fine del millennio.Tra i temi più importanti trattati in questo congresso, c’è stato quello dell’influenza esercitata dai governi e dalla società civile sul processo di globalizzazione. E quello dei modi in cui le istituzioni finanziarie internazionali e multinazionali possono sfruttare le opportunità di mercato prendendo al contempo in considerazione gli interessi della comunità sociale».

Mark Malloch Brown, amministratore del programma di sviluppo delle Nazioni Unite, ha tenuto a precisare: «E' un momento molto interessante questo in cui le vecchie strutture di controllo stanno cedendo e nuove stanno emergendo. Il potere si muove dalle  organizzazioni a scopo di lucro a quelle non a scopo di lucro e dai governi alla comunità sociale». E ha promesso: «Il dipartimento sarà potenziato per quanto riguarda l'informazione tecnologica, diverrà il sistema per recapitare consigli ai governi e alle organizzazioni di base».

Frans Roesental, dell'Internatinoal Labour Organisation (Ilo), ha assicurato che l'organizzazione che rappresenta continuerà a collaborare con le Ong che condividono i principi e i valori dei laburisti , «preso atto del comune scopo di combattere lo sfruttamento infantile, alleviare la povertà, affermare i diritti dei lavoratori e creae nuovi posti di lavoro».

Il direttore generale Ilo, Juan Somavia, ha quindi detto: «E' nel nostro potere far finire l'ignobile sfruttamento dei bambini. Aiutateci in questa battaglia, insieme potremo fare una vera rivoluzione».

Greg Bourne, direttore regionale della Bp Amoco in Australia, è quindi intervenuto per incoraggiare collaborazioni possibili per lo sviluppo umano, raccontando che spesso incontra e si confronta con membri di Ong, ricavandone proteste per le operazioni compiute dall'industria che rappresenta ma anche la convinzione di condivederne i valori personali e universali: «Le Ong hanno saputo collaborare a livello locale compiendo esperienze nel campo dell'educazione, della salute, dell'economia, della protezione dell'ambiente, dimostrando grandi qualità ai fini dello sviluppo sociale». Quindi ha poi enfatizzato l'importanza di «capire le culture per valutare concretamente l'impatto di un'operazione su quella particolare cultura. Spero che così come le Nazioni Unite raccolgono i rappresentanti dei governi di moltissimi paesi per la causa comune della pace, anche gli affaristi possano marciare uniti, in modo simile. Lavorando con le Ong e con le altre organizzazioni internazionali, possiamo realizzare il gol rappresentato da uno sviluppo umano sostenibile nei vari paesi del mondo».

Il vice-presidente della Repubblica ugandese, la signora Speciosa Wandira Kazibwe, ha chiesto all'auditorio: «Come possiamo condividere la stessa visione di sviluppo, rappresentando allo stesso tempo i privilegiati e i diseredati della Terra? La globalizzazione e il capitalismo devono ancora essere umanizzati. Per sviluppare i nostri paesi, abbiamo bisogno di spazio politico e di tempo per far crescere le istituzioni sulla base delle nostre condizioni socio-economiche, politiche e cuturali». Quindi, ha enfatizzato l'importanza di liberare le risorse umane attraverso l'educazione. Poi, ha detto che le Ong «svolgono un ruolo decisivo come partner in tutti i settori e  che possono esercitare controllo ed equilibrare gli eccessi dei governi». Infine, ha concluso: «L'esperienza ha dimostrato che le Organizzazioni non governative possono farlo ed è per questo che devono poter svolgere un ruolo centrale, se si riconosce che tutte le persone della Terra devono poter partecipare effettivamente alla determinazione del loro proprio destino quotidiano.

Come dice una celebre canzone: «Il potere alla gente». Impegnamoci tutti a sviluppare sinceramente una nuova cultura di pace per il nuovo millennio!

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