S.O.S nepalesi

Un’americana racconta le sofferenze dei più piccoli.
E l’impegno di Help in Action

Peace Times 13

di Beverly Bronson

Da quando ho incontrato Lama Gangchen, a New York, nel 1996, ho  pensato di lavorare per uno dei suoi progetti di pace. Ma, come tutti sappiamo, non è sempre possibile lasciare il proprio lavoro e la propria famiglia. Nel gennaio '99,  più o meno tutta la merce del mio negozio di antichità è stata danneggiata dall'acqua dei pompieri impegnati a domare il fuoco divampato nei locali soprastanti. In quel momento ho pensato che avrei dovuto lavorare duramente per rimettere in piedi il mio business. Lama Gangchen mi disse di non preoccuparmi, che il fuoco era un segno di buon auspicio: allora non capii che cosa volesse veramente dire. Ma quando poi ebbi in mano l'assegno della assicurazione, invece di spendere tutta la somma per rifare il magazzino del negozio, andai a comperare un biglietto aereo per il Nepal.

Sono arrivata in Nepal in agosto come volontaria nella scuola dell'Himalayan Healing Centre per conto dell'associazione Help in Action.

Molti anni fa, ho sponsorizzato un bambino africano attraverso un'altra organizzazione umanitaria, spesso chiedendomi se quei soldi cambiassero veramente la vita a quei bambini, come ci racconta la pubblicità-progresso. Ora, ho trovato la risposta attraverso l'esperienza diretta: vedo con i miei occhi quanto quei soldi li aiutino davvero. E desidero condividere la mia esperienza per incoraggiare tutti quelli che sono potenziali sponsor.

Ram ha 4 bambini e vive in una minuscola baracca arredata solo con una lampadina e con la struttura di un letto senza il materasso. Quando l'ho incontrata, 8 settimane fa, la sua situazione era veramente disperata. I suoi figli (di 11, 8, 5 e 2 anni) non avevano niente da mangiare, possedevano solo i vestiti lisi che avevano addosso e non erano mai andati a scuola. Soffrivano di scabbia e congiuntivite e avevano i pidocchi, problemi molto comuni in Nepal. Il loro padre si fa vedere raramente, quando arriva porta a casa al massimo 100 rupie. Tutto il bilancio familiare grava sulle spalle di Ram che guadagna pochi soldi cardando la lana sul pavimento della sua baracca. In casa non aveva neanche una cucina economica: ne aveva avuta una che ormai non funzionava più e non aveva nessuna speranza di trovare le 400 rupie (6 dollari, una vera fortuna per lei) necessarie  a comperarne una nuova.  Una stufa per cucinare e un sacco di riso sono state le prime cose che abbiamo comperato. Queste due cose, ed anche un pezzo di sapone, hanno fatto piangere sia lei che me. Il giorno dopo, le sue bambine mi hanno buttato le braccia al collo quando le ho portate a comperare le scarpe. Con ai piedi un paio di infradito di plastica, sono venute con me a Boudhanath per comperare qualche altro prodotto di primissima necessità: un  secchio per l'acqua, un materasso (ma come possono dormire in 5 in un unico letto?), un paio di lenzuola, una coperta, un paio di pentole, 3 piatti e tazze di modo che ne potessero avere una a testa e una lampada a olio per quando manca l'elettricità (cosa che accade di frequente in Nepal). Erano avanzati abbastanza soldi per comperare anche un pezzo di linoleum per ricoprire il pavimento e un piccolo tavolo sopra al quale mangiare senza dover più appoggiare il piatto per terra.

Avete mai visto una foto di chi ha vinto la lotteria? La loro espressione non è niente a confronto di quella di Ram quando siamo andati a comperare i vestiti per tutti i suoi bambini e alla clinica dell'Himalayan Healing Centre per ottenere una cura per i loro problemi dermatologici e oculistici. Help in Action ha iscritto a scuola i 3 figli più grandi, comperando loro i libri e la divisa necessari. Mi mostrano i loro compiti, dimostrandomi quanto s'impegnino per imparare. Senza l'aiuto di uno sponsor, i bambini di Ram non sarebbero mai andati a scuola e addirittura avrebbero potuto morire di malnutrizione. Ora hanno una grande occasione. La gioia sui loro volti è una cosa da vedere: anche se non possiedono nulla di quello che i bambini occidentali considerano «normale», posso assicurarvi che sanno essere ben più riconoscenti.

Prakesh ha 5 anni e vive con il fratello in una piccola stanza dietro il negozio di sarto del padre, una specie di garage con due macchine per cucire, un bastone dove appendere gli abiti e un vecchio bancone. Quando sono arrivata lì, il padre era andato a lavorare in una fabbrica di tappeti non avendo abbastanza lavoro come sarto; la mamma cuciva e i bambini giocavano ai suoi piedi. Prakesh adesso è un bambino fortunato: grazie alla gentilezza di uno sponsor ha potuto cominciare ad andare a scuola alla giusta età. I soldi inviati dal suo sponsor sono stati sufficienti per comperare scarpe e libri, per pagare la retta scolastica e per comperare la stoffa necessaria al padre per confezionargli l'uniforme, che oggi indossa con molto orgoglio.

Avere uno sponsor ha un impatto straordinario su questi bambini. Cambia completamente la loro vita, dà loro speranza e cancella la disperazione. E' un fatto che gli dimostra che al mondo esistono la compassione e la gentilezza e che li mette in grado, quando saranno grandi, di aiutare qualcuno a cambiare vita.

Amit e Shresta vivono con la madre che cerca di farle sopravvivere facendo e vendendo maglioni ai turisti. Il loro padre, con gravi problemi mentali, è scomparso da tempo nel nulla. Fino ad oggi i due bambini sono stati chiusi in casa da soli quando la loro madre usciva per andare a vendere i suoi maglioni. Amit è sordomuto. Shresta è molto intelligente e può persino scrivere il suo nome anche se non è mai andato a scuola. Ora, grazie a due insegnanti italiani in pensione, Amit può frequentare una scuola speciale dove gli insegnano il linguaggio dei segni. E Shrestra ha la possibilità di coltivare la sua brillante intelligenza per ottenere un futuro migliore.

Help in Action sta aiutando moltissimi bambini a Kathmandu. Ma ce ne sono molte centinaia che hanno bisogno di assistenza. Kaila ha 11 anni, fa lo sguattero e deve prendersi cura dei gemelli di 2 anni della famiglia per cui lavora.  E' coperto di stracci e di croste. Non mi poteva guardare negli occhi e sembrava terrorizzato dall'eventualità che potesse succedere qualcosa a uno dei bambini che deve accudire. Non è mai andato a scuola e mai ci potrà andare se non troverà uno sponsor. Armila, 8 anni, ha un solo vestito e va ancora all'asilo assieme alla sorellina di 3 anni: i genitori non possono pagarle la scuola. Ha una gran voglia di imparare. Ma se non troverà uno sponsor, è probabile che venga venduta come «schiava» per procurare cibo al resto della sua famiglia.

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