Là dove abita Manjushri

Viaggio nei luoghi sacri della regione cinese dello Shanxi

Peace Times 11

Un particolare della Montagna
sacra di Wutainshan

La provincia cinese dello Shanxi, circa mille kilometri a ovest di Pechino, non trova spazio nei cataloghi dei normali tour operator. Ma è un angolo di Cina particolarmente affascinante perché non conosce ancora la corsa alla modernizzazione e al denaro e continua a vivere immerso in tradizioni secolari.

Da Pechino con una notte di treno, sulla stessa linea che collega la capitale cinese con la capitale della Repubblica mongola, Ulan Bator, si arriva a Datong: lì sorgono le grotte di Yungang, una cinquantina di templi scavati nella roccia mille e cinquecento anni fa, lungo un percorso di circa un kilometro. Nelle grotte-tempio sono conservate ben 50mila statue di Buddha, di tutte le dimensioni (misurano da pochi centimetri d'altezza a molti metri). Si prosegue alla volta di Yingxiang: si visitano la Pagoda di Legno, una struttura alta quasi cento metri, incredibilmente costruita ad incastro nell'XI secolo, e il Monastero Sospeso, arroccato sulle pareti a strapiombo del canyon dello Jinglong. Quindi, percorrendo strade tortuose, si arriva a Taihuai, alle pendici del Wutaishan, la Montagna Sacra delle Cinque Terrazze: sui suoi cinque picchi sorgono templi cui si accede salendo scalinate che sembrano infinite. I buddisti credono che quella montagna sia la «residenza» di Buddha Manjushri. Infine, si approda a Taiyuan, capitale della regione dello Shanxi, dove si può andare alla scoperta del piccolo monastero di Chingshansi e del maestoso tempio Jinci, composto da otto stupende pagode.

pagina precedente                                          pagina successiva