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L’associazione
va in soccorso di bambini, |
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L’ospedale dell’università monastica di Sera, in India, appena inaugurato |
Consegnati 110 milioni. Sostenute anche le attività dell’ospedale e della scuola appena costruiti nel monastero di Sera; oltre 400 persone della zona hanno ricevuto un contributo. Come 500 mila lire all’anno salvano la vita a una persona Bangalore, nello stato del Karnataka, nel sud dell’India, é una tappa abituale di tutti i tour turistici. Ma solo poche persone colgono l’opportunità, trovandosi in quel territorio, di visitare i vicini campi profughi tibetani. Sette ore di percorso in macchina permettono di lasciarsi alle spalle il caos dell’India e di arrivare all'«isola tibetana» rappresentata dal monastero di Sera: danno il benvenuto al viaggiatore le bandierine di buon auspicio, il magico suono delle preghiere salmodiate dai monaci, il profumo del té al burro. Proprio l’università monastica di Sera, residenza di più di 3000 monaci buddisti e scuola di filosofia buddista tibetana, é diventata, lo scorso novembre, il quartiere generale dell'associazione «Help in Action» per la consegna degli oltre 65mila dollari (circa 110 milioni di lire) raccolti in Europa con l'obiettivo di aiutare bambini, anziani, disabili e monaci bisognosi. «Help in action» ha provveduto a fare una donazione di 3500 dollari (6 milioni di lire) per la scuola di Sera che si prende cura dell’educazione di 150 monaci. E andando a visitare il nuovo ospedale, costruito anche grazie alla generosità dei sostenitori di «Help in action», abbiamo potuto constatare che l'attività di assistenza medica alla comunità locale già ferve: la sala di attesa era piena di pazienti indiani in attesa della terapia offerta gratuitamente dall’ospedale. La nostra guida ha commentato: «E’ un piccolo gesto per ricambiare la gentilezza che il governo indiano mostra alla comunità tibetana da molti anni». Intorno al monastero ci sono diversi villaggi dove risiedono le famiglie tibetane in esilio. Vivono di agricoltura e di artigianato. In questi villaggi abbiamo distribuito contributi economici ad oltre quattrocento persone. Ricevendo il denaro, la settantanovenne signora Dolkar, sopraffatta dall’emozione e dalla gratitudine, ha detto: «Qui nel villaggio nessuno si cura di me, nessuno si preoccupa che io abbia almeno da mangiare. E invece qualcuno da una terra lontana si prende cura di me. Temo che non avrò mai la possibilità di incontrarlo: cosa posso fare per ringraziarlo?». Girando per quei villaggi abbiamo incontrato un gran numero di persone anziane e malate incapaci di lavorare, la cui sola speranza per sopravvivere é quella di trovare uno sponsor. Non ci sono parole per descrivere la situazione a casa di Jampa Rabgya, una famiglia che abbiamo visitato per la prima volta due anni fa. Vivevano in una bettola, senza mobili, senza elettricità ne’ riscaldamento di alcun tipo, ai limiti della sopravvivenza. Un bambino di tre mesi piangeva per la fame e sua madre era incapace di nutrirlo poiché da giorni non mangiava neanche lei. Il padre malato di tubercolosi e privo di qualunque assistenza medica. Oggi, grazie all’aiuto degli sponsor di «Help in action» le condizioni di vita di questa famiglia sono nettamente migliorate: possiedono un letto, una lampada alla paraffina e appoggiato al muro c'é un sacco di riso, il che significa che avranno abbastanza da mangiare per un po’ di settimane. Ecco un esempio concreto di come un’offerta di 250 dollari all’anno (meno di 500 mila lire) garantisca la sopravvivenza a una famiglia in difficoltà. Un altro campo profughi per i tibetani é nei pressi di Goa, vicino all’università monastica di Ganden. Qui siamo stati accolti calorosamente dai monaci del Dokhan Kangtsen che due anni fa sono stati invitati in Europa da Lama Gangchen allo scopo di raccogliere fondi per costruire le residenze dei monaci e una sala di preghiera nel monastero. Richiesta particolare ci é stata fatta dal Dokan Kangtsen: trovare sponsor per i quaranta giovanissimi monaci che hanno appena lasciato il Tibet e stanno aspettando in Nepal il momento opportuno per valicare il confine e approdare in India. Concluso il giro dei campi e dei monasteri abbiamo lasciato la pace del Sud India per sbarcare nella caotica e inquinata Nuova Delhi. Qui oltre 6 mila dollari (10 milioni di lire) sono stati distribuiti alle famiglie che vivono nei campi in prossimità della città. E un’altra offerta di 10 mila dollari (18 milioni) é stata spedita ai più bisognosi residenti a Dehradhun, a Daramsala, a Varanasi e a Spiti. Se desiderate sostenere le attività umanitarie di «Help in Action» contattaci in Via Marco Polo 13 a Milano, telefono : 02/ 29000521. Sharon Dawson |
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