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Omaggi al francescano figlio di schiavi vissuto nel 500 e canonizzato nell’800 |
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Strano destino quello di Benedetto Manasseri, conosciuto in Europa come san Benedetto il Moro (e venerato come san Benito da Palermo in tutta l'America del centro-sud), il primo santo dalla pelle nera della storia del cristianesimo. Nato in Sicilia nel 1522, figlio di schiavi, fu affrancato dal suo padrone e aderì alla regola francescana fin da ragazzo. Entrato in un convento di Palermo, fece il cuoco e il guardiano: un santino lo raffigura come lavapiatti, davanti a una cucina. Per le sue straordinarie doti taumaturgiche, il santo guaritore venne proclamato patrono di Palermo nel 1624 e posto sugli altari di Spagna, Portogallo e America latina molto prima della sua canonizzazione ufficiale, avvenuta nel 1807. Era analfabeta, ma capace di chiarire le più complesse dispute teologiche. E il suo corpo, tranne che nel volto, è ancora totalmente incorrotto. Riposa in una teca di vetro nel convento palermitano di Santa Maria di Gesù, dove si possono vedere il suo saio, la sua cella e il cipresso che, come vuole la leggenda, fece nascere dal suo bastone, nel giardino dove era solito andare a meditare. I documenti dell'epoca raccontano che, nei suoi 67 anni di vita, Benedetto guarì migliaia di storpi, lebbrosi, sifilitici e sciancati. Ma anche la moglie di un Vicerè spagnolo, conquistando così fama nella penisola iberica e nei suoi domini. Il culto di un tal santo, nero e che faceva miracoli da vivo, non garbava, però, alle alte gerarchie ecclesiastiche e, pian piano, Palermo dimenticò il suo Patrono scuro come la pece in favore di Santa Rosalia, autentica wasp, bianca, vergine e di buona famiglia. Proprio ora che le tensioni razziali sembrano dilagare incontrastate, Palermo ha deciso di ricordarsi del suo santo «moro» e «recuperare la propria vocazione di città non solo tollerante ma anche accogliente nei confronti del diverso, e ritornare ad essere quel crogiuolo di etnie, culture e religioni che convivevano pacificamente ai tempi di Federico II», come ha ben sintetizzato il sindaco Orlando, al cui entusiamo di fedele si deve il miracolo della «nuova vita» di questo santo davvero «diverso». Roberta Passerini |
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