|
||||
A piedi da Perugia da Assisi per testimoniare a favore della fratellanza tra i popoli |
||||
Partecipare alla marcia della pace Perugia-Assisi (domenica 16 maggio ‘99) è stata una gran fatica. Ma ne è valsa davvero la pena. Otto ore di viaggio notturno in pullman da Alba, in Piemonte, e poi 25 chilometri a piedi, sotto il sole cocente, assieme ad altre 100mila persone. In concomitanza con la guerra in Kosovo, l’evento ha assunto la connotazione di una commovente testimonianza di pace. La regione dell’Umbria è tutta bella. Ma la città di Assisi è qualcosa di veramente unico: lì c’è un’atmosfera di tranquillità e di spiritualità che aiuta a ritrovare se stessi. Le persone che hanno partecipato alla marcia Perugia-Assisi si sono aiutate a vicenda con l’obiettivo comune di creare un ambiente sereno. Presenti moltissimi giovani e intere famiglie di tante nazionalità diverse (tante le bandiere curde, che sventolavano e forse non per caso). È stata la prima volta che partecipando a una manifestazione di massa, nessuno dei presenti ha avvertito tensione, ansia di comunicare o violenza latente contro qualcosa o qualcuno. La marcia della pace è stata davvero tale nel momento in cui si é riusciti, tutti insieme, a creare un ambiente armonico: è stata la dimostrazione - nonostante le strumentalizzazioni politiche fatte poi all’indomani dai giornali - che tantissima gente coltiva nel profondo dell’anima il rifiuto della guerra e la volontà di vivere pacificamente. La pace è una scelta consapevole che può rivoluzionare la vita di ognuno di noi, non è l’optional di un popolo. Ed ad Assisi tutti abbiamo potuto trovare tracce di questa consapevolezza interiore in quel gran clima di fratellanza e solidarietà. La pace va al di là delle idee e delle ideologie. Perché la pace è prima di tutto uno stato interiore. Giornate d’incontro come quella della marcia della pace Perugia-Assisi aiutano ad essere ottimisti sul proprio futuro e su quello dell’intera umanità. Paolo Foglino |
||||
|