Clown per la pace

I «Pallassos sensa fronteres» in aiuto dei profughi

Peace Times 11

Dal Sudamerica all’Africa, una squadra di attori porta il sorriso
a chi
ha perso tutto a causa della guerra. In 5 anni, interventi
in 100 campi

L’ultimo suono che si può pensare di sentire in un campo profughi è quello di una risata. Eppure, da cinque anni, in oltre 100 luoghi di raduno per coloro che fuggono alle guerre o alle calamità naturali, si è sentito ridere. Ridere forte. Di cuore.

Il miracolo è stato possibile grazie a Tortell Poltrona, fondatore nonché presidente di «Pallassos sensa fronteres» (Psf), cioè clown senza frontiere. È un’ associazione non governativa con sede centrale a Barcellona (Spagna) e diramazioni in nove paesi, sorta con il preciso scopo di alleviare le sofferenze dei rifugiati a causa di guerre, saccheggi, calamità, carestie e violenze.

I principi, chiari e semplici, sono espressi nello statuto dell’organizzazione senza scopo di lucro e basata sul volontariato: «Umanità, nell’idea di aiutare i popoli in difficoltà, per la pace e per il rispetto umano. Imparzialità, perchè nessuna distinzione di razza, sesso, nazionalità, religione, politica, posizione sociale, viene fatta. Neutralità, quindi nessuna presa di posizione nei conflitti. Indipendenza, nel modo in cui ogni associazione affiliata si struttura. Universalità, di diritti e doveri, per i soci che compongo Psf».

Dice Plotrona: «Andiamo nei campi profughi per costruire momenti di svago da una quotidianeità fatta di angoscia e disperazione. Portiamo un sorriso in zona di guerra, ma ci sforziamo anche di sensibilizzare la nostra società su questi problemi».

I fondi necessari all’organizzazione degli spettacoli (il cast è formato da cinque o al massimo da dieci persone) sono raccolti grazie alla vendita del merchandising della Psf, ma soprattutto tramite contributi e donazioni di privati e associazioni e attraverso l’auto-tassazione dei soci. «Quello dei clown è un linguaggio internazionale, non ci servono strutture particolari, non abbiamo bisogno di palchi né di grandi produzioni: per questo siamo in grado di arrivare ovunque», afferma ancora, con una punta di orgoglio, Tortell Poltrona.

Dal Sud America all’Africa gli artisti del sorriso che si esibiscono davanti ai profughi sono clown, ma anche artisti di strada, attori, musicisti, ballerini.«Si torna cambiati - avverte Poltrona -, provati emozionalmente ma profondamente arricchiti. Quando un professionista si esibisce davanti a un pubblico di gente con questo tipo di problemi è difficile strappare il primo sorriso ma poi, passo dopo passo, le risate aumentano, arrivando a livelli di coinvolgimento difficilmente ipotizzabili in una situazione normale».

Dopo cinque anni di «repliche», i «Pallassos sensa fronteres» hanno intessuto una fitta rete di collaborazioni con organizzazioni umanitarie, unità mediche, ospedali, attraverso la quale riescono a portare un sorriso in ogni angolo della terra sconvolta da guerra e violenza: una risata per sperare nella pace.

Roberta Passerini

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