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All’Aja, 10 mila persone da 100
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Kofi Annan: «Il crimine supremo è condannare la gente alla miseria della guerra». Il ministro degli esteri olandese: «Lanciamo una sfida per dare speranza a chi vengono negati i diritti umani». Cora Weiss, presidente del Peace Bureau: «Non esiste politica senza cultura» Oltre 10mila persone, provenienti da 100 paesi, e un migliaio di organizzazioni internazionali si sono incontrate all’appello per la pace che si è tenuto all’ Aja dall’11 al 15 maggio. L’incontro ha lanciato una nuova agenda di interventi per la pace nel XXI secolo nell’ambito di una grande campagna della società civile per la pace e la giustizia. La conferenza è stata presentata da Cora Weiss, presidente dell’Appello dell’Aja e vice presidente del Peace Bureau. Jozias Van Aartsen, ministro degli affari esteri in Olanda ha detto: «Le Organizzazioni Non Governative sono fondamentali per il lavoro dei governi». Facendo riferimento alla necessità di formulare un’agenda per la pace e la giustizia per trattare con maggior attenzione i temi riguardanti la violazione dei diritti umani, ha continuato: «L’Appello di Aya deve far fronte a questa sfida e deve formulare un documento di speranza per tutte le vittime». Concludendo si è rivolto ai circa 1500 giovani presenti, ricordando loro la responsabilità sul futuro. Pierre Sané, segretario generale di Amnesty International ha sottolineato che «la giustizia e i diritti umani sono comuni a tutti, sono desideri universali e sono un solido fondamento per la pace». Ollaro Otunno, vice segretario generale dell’ONU, ha proclamato la necessità di un rinnovamento spirituale e ha dichiarato: «Abbracciamo la gente di tutte le fedi religiose». David Andrew, ministro irlandese degli affari esteri ha sottolineato che «i governi devono guidare, ma anche ascoltare, perché la gente che è qui rappresenta la coscienza dell’umanità». E Cora Weiss, introducendo il gioco per bambini intitolato «Peace Child 2000», che si è tenuto durante la quarta giornata, ha quindi affermato: «Non esiste politica senza cultura». Il gioco permetteva ai più giovani di esprimere le proprie considerazioni ai responsabili delle Nazioni Unite. La serata è stata onorata dalla presenza della regina di Giordania, Noor, e dall’Ambasciatore di Pace Judy Collins. Durante i quattro giorni di lavori si è discusso di disarmo nucleare e non nucleare e del ruolo legale delle organizzazioni internazionali partecipanti al congresso. L’aspetto spirituale della pace, anche se argomento non ufficialmente nel programma, si è manifestato fortemente durante l’intero convegno. Judge C.G. Weeramantry ha dichiarato che «incontri come questo sono occasioni importanti per celebrare ciò che è stato realizzato sino ad ora e per mettere a fuoco gli ostacoli che si presenteranno in futuro. Sono opportunità per rimettere a fuoco l’enorme ispirazione offerta dalle grandi religioni che per millenni hanno mostrato la retta via enfatizzando valori quali il retto agire, la dignità umana e la pace globale». Una cerimonia interreligiosa, la prima del genere celebrata in Europa, organizzata dal Centro Interreligioso di New York e dal rabbino Awraham Soetendorp, presidente della fondazione giovanile delle Nazioni Unite, si è tenuta nella sinagoga storica di Aya, costruita nel 1726. Il rabbino ha espresso l’augurio che la cerimonia potesse dare un messaggio di riconciliazione, pace e speranza. Tra i partecipanti alcuni Brama Kumari, buddisti, cattolici, induisti, jainisti, ebraici e sufi. Il 14 un concerto per la pace si è svolto nella sala delle assemblee, preceduto dalla lettura di speciali messaggi da parte di Robert Muller, cancelliere dell’Università della Pace in Costa Rica, che ha parlato dell’importanza dell’incontro tra artisti che lavorano per la pace. T.Y.S. Lama Gangchen, delegato Plenipotenziario della IAEWP presso le Nazioni Unite e fondatore della Lama Gangchen World Peace Foundation, ha portato il suo profondo messaggio per la pace dedicato in particolare alla fine del conflitto nei Balcani. Durante la sessione conclusiva dell’assemblea il segretario generale dell’ONU, Kofi Annan, ha espresso la sua desolazione riguardo l’incremento dei conflitti che si espandono indisturbati nel mondo e che seminano migliaia di vittime. Ha parlato della necessità di un cambiamento profondo nella società civile. «E’ necessario lo sviluppo di una cultura - ha affermato Annan - in cui gli uomini di stato e i diplomatici sappiano cosa ci si aspetta da loro». Ed ha aggiunto: «Il crimine supremo è perdere l’opportunità della pace e condannare la propria gente alla miseria inevitabile della guerra. Considero miei amici chi, come voi, sta portando lentamente questo cambiamento essenziale. Vi prego, continuate a farlo». Isthar D. –Adler |
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