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Linea diretta con Lama Michel |
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Il 2 luglio, Lama Michel, brasiliano riconosciuto reincarnazione di un grande maestro del buddismo tibetano, ha compiuto 18 anni: buon compleanno! Da questo numero, la sua collaborazione al «Peace Times» si concretizza in un breve insegnamento. «Tutti aspirano alla pace, ma non sanno dove trovarla e come realizzarla. Si dice che il mondo sia troppo violento e che questo stato di cose sia responsabilità dei governi, delle multinazionali che manipolano le persone o delle Nazioni Unite che non funzionano come dovrebbero. Si trovano sempre infinite scuse per giustificare la violenza del mondo, ma mai ci si prende questa responsabilità in prima persona. Io, per esempio, vivo in un monastero, ho una famiglia che mi vuole bene, la mia vita è normale e credo di non avere niente a che fare con la violenza del mondo. Molti la pensano così, persino un ladro dice a se stesso: «ll fatto che io rubi non ha alcuna influenza sulla violenza che dilaga nel mondo». «Pensare in questo modo non è corretto. E’ vero ci sono certe cose sulle quali non abbiamo reale influenza ma se noi vogliamo veramente la pace dobbiamo prima di tutto incominciare da noi stessi. Ogni litigio che facciamo, ogni bugia che diciamo, ogni animale che uccidiamo, ogni oggetto che rubiamo, ogni parola che esprimiamo con rabbia sono contributi alla violenza nel mondo e alla sofferenza della gente. Molti pensano che la vita in città sia diventata intollerabile e che sia, appunto, troppo carica di violenza. E così pensano di trasferirsi in luoghi tranquilli, in mezzo alla natura, per poter vivere finalmente in pace. Ma dopo un po' di tempo si ritrovano a vivere la stessa violenza. Se si continua a parlare con violenza, a litigare, a muoversi con violenza, anche se si abita in una comunità di pacifisti, riappariranno gli stessi problemi. Se vogliamo vivere meglio, dobbiamo impegnarci in prima persona, senza incolpare gli altri dei nostri mali. Quasi tutti noi attribuiamo la causa della nostra infelicità a cose esterne, per esempio stiamo male perché non abbiamo abbastanza denaro, perché desideriamo un'automoblile più grande e dei vestiti nuovi e non possiamo permetterceli. Ma anche quando otteniamo ciò che desideriamo non siamo felici. Ciò dimostra che la causa reale della nostra sofferenza è un'insoddisfazione permanente. Una delle cose più belle del buddismo è che insegna prima di tutto a riconoscere questo meccanismo, a capire che solo noi siamo responsabili della nostra vita: se desideriamo essere felici dobbiamo imparare ad essere più soddisfatti e se cominciamo ad essere soddisfatti di quello che abbiamo saremo molto più sereni. «Un fattore che crea tantissima sofferenza è la gelosia: il desiderare una cosa unicamente per se stessi. A volte un amico che noi amiamo tantissimo dedica un po' di attenzione a un altra persona e noi immediatamente ci sentiamo traditi e soffriamo tremendamente. Mossi dal dolore arriviamo ad odiare la persona che ce l'ha portato via e persino il nostro caro amico. Ma un tale comportamento di sicuro non riporterà a noi la persona amata. Soffriamo quando non c'è bisogno di soffrire. È vero o non è vero?». Lama Michel (a cura di Tiziana Ciasullo) |
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