Tibet-Occidente

Un’amicizia nel segno di spiritualità e aiuti umanitari

Peace Times 16

di T.Y.S Lama Gangchen

Sono nato e cresciuto in Tibet, nel «vecchio Tibet», quello che esisteva prima del 1959. Il Tibet della mia gioventù era una società rimasta uguale a se stessa nei secoli, profondamente permeata di valori spirituali.

Dalle circostanze, negli anni Ottanta, sono stato catapultato in occidente, e sono rimasto subito impressionato dall’evidente profonda sofferenza che attanaglia la maggior parte della gente che vive ad Ovest del mondo: stressata, impaurita, dubbiosa sul significato delle proprie azioni e sul valore della propria esistenza.

Da allora non ho mai smesso di provare a condividere, con il più maggior numero di persone possibile, l’inestimabile patrimonio di saggezza spirituale della mia terra natia. Le pratiche di meditazione insegnate dal Budhha e custodite per secoli e secoli in Tibet possono essere utili anche a chi appartiene a un’altra religione e addirittura a chi non crede in niente per trovare la serenità personale, l’equilibrio interiore, la pace della mente.

Ho girato il mondo diffondendo la pratica di Autoguarigione Ngalso, che condensa quegli antichi insegnamenti e di recente ho fondato un centro di guarigione e di meditazione ad Albagnano di Beè sopra Intra, sul Lago Maggiore, con l’obiettivo di trasmettere con regolarità le conoscenze del Dharma che offrono una nuova, più significativa e ampia prospettiva alla vita quotidiana.

Ma non ho mai dimenticato neppure per un giorno il mio paese, dove la gente vive in condizioni di povertà estrema, senza energia elettrica e senza acqua corrente, senza poter contare su strutture sociali elementari come scuole e ospedali. Perciò mi sono impegnato a cogliere ogni occasione per stimolare gli occidentali ad impegnarsi in progetti umanitari per il Tibet.

Se è vero che il Tibet può aiutare i Paesi occidentali a sviluppare un sisitema di educazione alla pace, è altrettanto vero che i paesi occidentali possono aiutare il Tibet a uscire da una realtà di povertà ancestrale.

Ed è così che da ormai dieci anni, per esempio, con Help in Action raccolgo denaro per aiutare i bambini più poveri e gli anziani più bisognosi: l’associazione conta ora oltre mille persone (per la stragrande maggioranza cittadini italiani, ma anche svizzeri, tedeschi, francesi, spagnoli, inglesi, americani e sudamericani) che ne sostengono finanziariamente altrettante residenti in Tibet oppure nei campi profughi tibetani in India e in Nepal.

Basta poco per cambiare la vita a chi vive in totale indigenza: con la somma equivalente a quella che spenderebbe per un bel paio di scarpe si mantiene un bambino a scuola per tutto un anno! Recentemente, inoltre, mi sono impegnato a trovare i fondi per ricostruire il monastero di Gangchen, che fu fondato dalle mie precedenti reincarnazioni, per garantire attraverso la sua esistenza aiuti concreti e piena solidarietà all’intera popolazione della zona e per preservare gli insegnamenti che da tempo immemorabile vengono lì coltivati e tramandati.

E’ uno scambio di pari dignità tra oriente e occidente quello che propongo, dove ciascuna parte offre ciò che più le viene facile: l’Asia può regalare insegnamenti di pace agli individui e quindi porre le basi per la pace nel mondo, l’Occidente può finanziare progetti per lo sviluppo sociale.

Gli obiettivi sia a Ovest che a Est sono alquanto impegnativi: si tratta di guarire situazioni diverse ma ugualmente difficili per la dignità degli esseri umani.

I primi risultati sono incoraggianti: il villaggio di Gangchen sta risorgendo grazie alla realizzazione del nuovo monastero, della nuova scuola, del nuovo ambulatorio costruiti grazie all’impegno finanziario degli occidendali, e il villaggio di Albagnano sta conoscendo un incredibile stato di grazia con l’avvio dei corsi di Dharma e l’arrivo di tante persone desiderose di sviluppare la propria spiritualità.

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